Psicologia per Famiglia

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mercoledì 23 settembre 2015

Le principali paure nei bambini: innate, di crescita e legate a traumi


Nel caso di bambini molto piccoli, possiamo distinguere tre tipi di paure: quelle innate che sono presenti fin dalla nascita (rumori acuti, cambiamenti delle forme note…), quelle legate alla crescita tipiche delle varie età (possono esserlo la paura dell’estraneo e l’ansia da separazione che compaiono nei bambini molto piccoli) e quelle sviluppate come conseguenza di specifici eventi traumatici. Nel caso delle paure innate non ci sono motivazioni o indicazioni particolari da consigliare: si tratta di paure normali, appunto innate che rientrano nella normale natura dei bambini. Qualche parola vorrei invece spenderla per le altre due paure: le paure della crescita e le paure legate ai traumi. Le paure correlate alla crescita in genere spaventano i genitori, che pensano di essere in una fase regressiva: il bambino che prima andava con tutti e che sorrideva a tutti adesso all’improvviso vuole la vicinanza soltanto dei genitori, il bambino che prima non piangeva quando la mamma andava in una altra stanza adesso inizia a piangere appena la mamma esce dalla sua visuale, il bambino che non aveva mai avuto paura degli animali adesso quando vede un cane scappa e impallidisce, il bambino che non aveva paura del buio adesso inizia a tremare quando si spenge la luce. Ebbene no, non sono segni che il nostro bambino sta regredendo ma il contrario, rappresenta l’inizio di un importantissimo momento della sua crescita. Il buio spaventa il bambino perché con il buio non vede i suoi punti di riferimento, non vede le figure dell’attaccamento e il pianto è una risposta naturale. Sta ai genitori rassicurarlo e fargli sentire la loro presenza, fargli sentire che ci sono anche se non li riesce a vedere: a volte basta anche semplicemente una coccola, una carezza, una parolina bisbigliata, se non si ha la possibilità di accendere subito la luce, e il bambino si rasserena subito. Il buio è una delle paure più comuni e spesso purtroppo viene utilizzata anche come minaccia: “se non ti comporti bene ti metto in una stanza al buio, se non mangi fai il riposino al buio” e questo fa in modo che invece di aiutare il bambino a superare questa paura del buio che sarebbe normale, il buio rappresenti una minaccia e quindi accresca il suo potere “spaventoso”. Se il buio viene etichettato come una cosa che fa paura, alla fine questa cosa fa veramente paura! Altre importanti paure possono nascere da esperienze traumatiche tipo i maltrattamenti, che vengono considerati veri e propri stress sia che vengano metti in atto verso di noi, sia che vengano messi in atto verso qualcun altro e ai quali assistiamo. Il compito del genitore in questi casi diventa quello di supportare il bambino nella gestione di questa paura, di quello che potrà diventare un disturbo post traumatico da stress impedendone la somatizzazione e la trasformazione in disagi o disturbi di varie forme. È anche importantissimo aiutare il bambino, che spesso si sente anche vigliacco perchè ha paura, a capire che la paura non è un indice di vigliaccheria o di debolezza. E quindi le nostre paure le possiamo (dobbiamo!) confidare alle persone che si sono vicine. Perché esse sapranno rassicurarci nel caso di paure “non nocive”, aiutandoci a gestirle (il buio, l’estraneo…) e sapranno aiutarci nel caso di paure “pericolose” e spie di comportamenti inappropriati come ad esempio il caso dei maltrattamenti. È necessario dunque che i genitori si mostrino come le persone che ci aiutano a comprendere queste paure, a trovare il coraggio di reagire senza rimanere “imbottigliati” nella paura di confidarci. Moltissime persone ritengono le paure come qualcosa da evitare, come qualcosa da vincere. Sì, in qualche caso può essere vero, ma le paure, come molte emozioni primarie, sono parti del nostro patrimonio genetico. Non bisogna cercare di evitarle, ma gestirle affinchè diventino funzionali.

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