© Francesca Catastini http://www.francescacatastini.it |
Spesso si confonde violenza con
aggressività, i due terrnini però non sono affatto intercambiabili ma indicano
due diversi momenti e condizioni. Si può essere aggressivi e violenti, ma si
può anche essere soltanto aggressivi e non violenti. L’individuo aggressivo e
non violento è una persona che controlla i propri impulsi e ricorre alla
violenza solo se costretto, in casi estremi.
La violenza può essere definita
come un atto contro l’altro con l’intenzione di provocare una sofferenza e/o
una ferita. L’aggressività, invece, è un impulso spontaneo, una manifestazione
della forza vitale. Può trasformarsi in violenza oppure in grinta. C’è
un’aggressività sana, creativa, appassionata, che consente di fare le cose, di
fronteggiare le situazioni, di sentirsi vivi e partecipi. C’è anche una collera
etica, giustificata dagli eventi e necessaria di fronte alle ingiustizie. Ci si
può arrabbiare perché si odia ma anche perché si ama, per ostilità ma anche per
amicizia. È giusto e sano arrabbiarsi in determinati frangenti ed è anche
giusto e sano non reprimere ogni moto aggressivo perché, così facendo, si
rischia di ignorare segnali che possono essere importanti per la propria difesa
e, qualche volta, di sviluppare un «falso Sé», ossia un’immagine idealizzata di
se stesso come persona che non si arrabbia mai: immagine che finisce per
bloccare quelle che invece sono delle reazioni normali, prevedibili, spesso
risolutive.
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